Abbuffate...cosa c'è dietro?


Premesso che per rispondere a questa domanda bisognerebbe analizzare persona per persona la storia personale, in linea generale, secondo i ricercatori comportamentali e cognitivi sono due i meccanismi alla base dello scatenamento delle abbuffate:

  1. Fuga dalla consapevolezza
  2. Blocco emozionale

Vediamoli insieme...

Fuga dalla consapevolezza

Chi compie l’abbuffata, nel momento in cui la fa, prova una sensazione di perdita di controllo, di allontanamento dalla realtà, non sembra rendersi conto di quanto sta facendo. In questo modo si focalizza sul presente senza più riflettere sugli eventi passati e futuri che minacciano la sua autostima; li evita. Purtroppo non riflette neppure sulle conseguenze future delle sue azioni, che possono essere varie e soggettive!

Quali sono i pensieri che sottostanno all’abbuffata? Cosa si dice chi la compie?

“non posso tollerare questa emozione negativa” “non posso fare niente per cambiare la situazione”

Inoltre, l’abbuffata sembra offrire un momento di sollievo per un disagio che non si riesce a tollerare!

Si viene a creare così un circolo vizioso: ci si convince sempre di più di non avere altra possibilità per modificare la propria vita e il continuo aumento di peso diminuisce ulteriormente l’autostima. 

Il blocco emozionale

Come abbiamo detto poco sopra, chi si abbuffa lo fa per allontanare dalla coscienza le emozioni negative e non sentire più nulla, ecco perché "blocco emozionale". 

Questo è un meccanismo non molto diverso da quello utilizzato dai tossicodipendenti o dagli alcolisti! “mi ubriaco/mi drogo per non sentire il disagio emotivo che provo”…

 

Prima delle abbuffate si sperimentano emozioni negative e l’EMOTIONAL EATING (utilizzo del cibo per placare le emozioni negative), in alcuni casi, rappresenta l’unica modalità di risposta alle difficoltà della vita di tutti i giorni. 

Secondo Todisco e Vinai, in particolare, nel Binge eating, il blocco emozionale si manifesta con la difficoltà a controllare gli impulsi e la presenza di una “finestra emozionale stretta”: ossia un’alta soglia di percezione e una bassa soglia di intolleranza delle emozioni. Cioè, si percepiscono le emozioni solo quando raggiungono una certa intensità, al di sotto della quale non le si riconosce, ma appena si percepiscono non si è in grado di tollerarle e pertanto si agisce con il comportamento di abbuffata (evitamento).

Ecco un’immagine per comprendere cosa s’intende per finestra emozionale stretta: 

Si viene a creare un circolo vizioso in cui è difficile districarsi: le emozioni negative vengono facilmente provocate dai problemi di vita reale (problemi sul lavoro, di coppia, familiari).

- se abbiamo difficoltà a controllare gli impulsi e facciamo fatica a tollerare le emozioni...

- se nella nostra vita sin da piccoli il cibo è stata una risposta multifunzionale a varie situazioni (“non piangere ti prendo un gelato” “sei triste ti compro una torta” ecc.)


È probabile che le emozioni negative inducano le abbuffate che a loro volta possono portare con sé il senso di colpa e la vergogna per la trasgressione alimentare e l’indesiderato aumento di peso. Purtroppo, anche la vergogna e il senso di colpa sono emozioni che vengono scarsamente tollerate, per cui non fanno altro che mantenere l’utilizzo delle abbuffate in futuro. 

IMPORTANTE!! Il sintomo è un modo per affrontare i problemi, ma è modificabile con impegno e costanza, non è una caratteristica di personalità! Così come ci è voluto del tempo affinché si strutturasse, ci vuole del tempo per modificarlo!! 

Cosa possiamo fare concretamente per cambiare le cose e risolvere il problema?

Rivolgiti ad uno psicoterapeuta, fai già un passo importante verso il CAMBIAMENTO!

Durante il percorso psicoterapeutico di tipo cognitivo comportamentale, con il professionista collaborerai al fine di migliorare la tua qualità di vita. Si tratta di un percorso attivo e non privo di difficoltà, di battute d’arresto e di riprese! Sarebbe falso dire che sarà una passeggiata. Ma puoi cambiare e stare meglio! Puoi imparare nuovi modi per gestire le emozioni negative, le abbuffate e avere un migliore rapporto con te stesso e con chi ti sta attorno.

Vorrei sottolineare che, la ricaduta che in questo caso è compiere un’abbuffata dopo non averne più fatte, è un evento probabile. Va vista come una svista dalla quale puoi apprendere una modalità più efficace per fronteggiare la situazione, è un modo per testare le abilità che hai acquisito e migliorarle. Non si tratta di mancare di volontà o essere incapaci. Non vergognarti e parlane subito con il tuo psicoterapeuta!

Gli obiettivi generali del percorso sono orientati

  • alla gestione delle problematiche alla base delle abbuffate
  • al controllo dell’alimentazione

N.B. obiettivi più specifici saranno stabiliti per ogni singola persona con il terapeuta.

 

L’obiettivo della terapia è di modificare il disagio esistenziale, ma poiché il rapporto con il cibo e le sue conseguenze contribuiscono a mantenerlo, è bene agire su entrambi.

Trascurare uno dei due non aiuterebbe. Perciò è necessario che collaborino con lo psicologo esperti nutrizionisti dopo che saranno state sufficientemente esplorate le motivazioni psicologiche del comportamento alimentare.  

Perché farlo?

  1. Per acquisire uno stile di vita bilanciato
  2. Aumentare la propria autostima
  3. Avere maggiore autocontrollo anche di quelle situazioni emotive e relazionali difficili da fronteggiare
  4. Ridurre il disagio emotivo
  5. Ridurre lo stress
  6. Ridurre le preoccupazioni per il peso e le forme del corpo
  7. Aumentare l’accettazione del proprio corpo
  8. Ridurre/prevenire le problematiche mediche connesse agli eccessi alimentari e all’aumento di peso (diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, ecc)
  9. Acquisire e mantenere un peso corporeo ragionevole
  10. Essere più mindful: essere consapevoli del qui ed ora, senza giudicarlo  o valutarlo e per  rispondervi in modo consapevole e non automatico.
  11. Per conoscere meglio te stesso!

Se ritieni di avere un problema con il cibo, con il tuo corpo e più in generale con la gestione delle emozioni negative, non esitare a chiedere aiuto. 

CHIEDERE AIUTO NON VUOL DIRE ESSERE DEBOLE!!

Dott.ssa Giulia Giambenini

Psicologa

giulia.gmbn@gmail.com

Fonti

  • Dalle Grave, R. (2014). Terapia cognitivo comportamentale dell'obesità. Verona: Positive Press.

  • Vinai, P., & Todisco, P. (2007). Quando le emozioni diventano cibo Psicoterapia cognitiva del Binge Eating. Milano : Raffaello Cortina.