Abbuffate...cosa c'è dietro?


Premesso che per rispondere a questa domanda bisognerebbe analizzare persona per persona la storia personale, in linea generale, secondo i ricercatori comportamentali e cognitivi sono due i meccanismi alla base dello scatenamento delle abbuffate:

  1. Fuga dalla consapevolezza
  2. Blocco emozionale
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Disturbo da Alimentazione incontrollata, riconoscerlo per affrontarlo -parte seconda-


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Alcuni accorgimenti per riuscire a ridurre le abbuffate in accordo con l’orientamento cognitivo comportamentale (che ha mostrato risultati efficaci negli studi controllati)

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Disturbo da alimentazione incontrollata, riconoscerlo per affrontarlo -parte prima-


Questo articolo ha lo scopo di fornire alcune informazioni rispetto alla problematica sempre più frequente dell’alimentazione incontrollata.

Cosa caratterizza l’alimentazione incontrollata?

Il disturbo da alimentazione incontrollata si distingue per la presenza di episodi ricorrenti di abbuffate. Nello specifico l’abbuffata è caratterizzata da due caratteristiche precise:

  1. Mangiare in un periodo di tempo circoscritto una quantità di cibo indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e in circostanze simili;
  2. Sensazione di perdere il controllo nell’atto di mangiare (es., non riuscire a smettere di mangiare, non controllare cosa e quanto mangiare).

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Motivazione: la chiave dei CAMBIAmenti.


AUTO-MOTIVAZIONE

Quante volte vi siete riproposti di dimagrire o di fare più attività fisica ma poi non ci siete riusciti? Non c’è nulla di cui vergognarsi. Modificare delle abitudini malsane in alcune più salutari è molto difficile e frustrante. I cambiamenti dello stile di vita richiedono modificazioni nelle motivazioni  e nelle intenzioni. Avere grandi obiettivi (“voglio perdere 5 kg in due settimane”; “farò la maratona”) è bellissimo, ma avere obiettivi realistici ci prepara maggiormente alle sfide che ci aspettano, permettendoci di redigere per tempo piani specifici per affrontarle.

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Il riflesso nello specchio: il dismorfismo corporeo.         -2a parte-


Un problema che si associa al dismorfismo corporeo è la dipendenza dal “ritocchino, ossia ricorrere frequentemente alla chirurgia estetica per modificare quelle parti di sé che vengono ritenute brutte. Quello che è successo in maniera eclatante a questi personaggi, che hanno fatto del bisturi la loro arma…letale.

  • Michael Jackson
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Il riflesso nello specchio: il dismorfismo corporeo.         -1a parte-


Il dismorfismo corporeo è un termine adottato negli ultimi anni per indicare una persona che è  costantemente ed eccessivamente preoccupata verso un difetto minimo o immaginario nel proprio corpo. Da dove nasce questa preoccupazione? I motivi possono essere diversi da una persona all’altra, ma tutti noi veniamo influenzati, chi più chi meno, dall’ambiente in cui viviamo.  

Oggi la nostra società ci propone modelli di bellezza “ideale” che sono irraggiungibili per la maggior parte delle persone. Ad esempio, le foto di modelle/i prima di essere pubblicate subiscono dei ritocchi che eliminano ogni piccola e umana imperfezione.

                reale                   modificata

                reale                   modificata


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Odiare il proprio corpo - il caso clinico di Vincent Mancino


Vincent Mancino, 26 anni. Fin dai primi anni dell’adolescenza manifesta preoccupazioni eccessive per i suoi presunti difetti fisici: imperfezioni e cicatrici cutanee, capelli radi e sottili, orecchie asimmetriche, un corpo gracile e non abbastanza muscoloso. Nonostante il suo aspetto appaia normale, si dice assolutamente convinto di essere “brutto” e “repellente”; ed è anche certo che a causa della sua bruttezza gli altri lo compatiscono e lo prendono in giro di nascosto.

Vincent passa 5/6 ore al giorno controllando allo specchio (o su qualsiasi superficie riflettente, comprese finestre o vetri) le varie parti del suo corpo che non gli piacciono, si tira le orecchie per cercare di “pareggiarle”, si pettina per trovare acconciature che possono “dare l’illusione di volume” e confronta il proprio aspetto con quello di altre persone. Si stuzzica compulsivamente la pelle, a volte utilizzando lamette da barba, per tentare di “ripulirla”; tutte le mattine fa ginnastica e solleva pesi; indossa abitualmente diverse T-SHIRT, una sopra l’altra, per sembrare più robusto; porta quasi sempre un berretto per nascondere i capelli. Si è anche sottoposto a un trattamento dermatologico, che non gli sembra aver migliorato lo stato della sua pelle.

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Mangiare sano va bene, a patto che non diventi un'ossessione   -2a parte-

COME IDENTIFICARE UN RAPPORTO MALSANO VERSO AL CIBO


.....la paziente riporta che in quel periodo ha poco tempo per mangiare poiché lavora tutto il giorno e siccome crede che il pasto debba essere consumato lentamente, masticando ogni singolo boccone più e più volte e meditando su ciò che si mangia, a volte salta il pranzo piuttosto di non mangiare secondo la modalità che lei ritiene corretta. Se va bene mangia una sola volta al giorno, ma non consuma un quantitativo adeguato di calorie.

Inizia ad avere amenorrea (assenza di ciclo mestruale) e arriva a pesare 35kg, questo un anno e mezzo prima del ricovero. 

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Mangiare sano va bene, a patto che non diventi un'ossessione   -1a parte-

COME IDENTIFICARE UN RAPPORTO MALSANO VERSO IL CIBO


Steve Bratman, coniò il termine “ortoressia nervosa” (dal greco, orthos = giusto e orexis = appetito) che indica l’ossessione verso il cibo salutare, l’alimentazione e la qualità del cibo. Ne parlò per la prima volta in un articolo pubblicato nell’Ottobre 1997 nel Yoga Journal

A tutt’oggi non esistono definizioni universali né dei criteri diagnostici formali, tuttavia dalla pratica clinica sappiamo che la motivazione delle persone che soffrono di ortoressia non è quella di perdere peso ma di raggiungere una sensazione di perfezione o purezza (Bratman, 1997). Queste persone tendono a seguire un’alimentazione che è collegata ad una filosofia o teoria, e più la dieta è restrittiva e complicata, più la persona è attratta da essa.

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Innocente spuntino dopo cena o Sindrome da Alimentazione Notturna? Facciamo chiarezza. -prima parte-


A chi non è mai capitato dopo cena di aver voglia di un dolce, o di qualcosa di salato, magari davanti alla tv sul divano, con amici?! Oppure di svegliarsi nel bel mezzo della notte e aver voglia di mangiare qualcosa? Come sempre, il problema non sussiste se l’episodio è isolato, ma lo diviene quando il comportamento si ripete spesso.

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Innocente spuntino dopo cena o Sindrome da Alimentazione Notturna? Facciamo chiarezza. -seconda parte-


Come si può intervenire? Alcune strategie cognitivo - comportamentali per affrontare il problema.

Tratto da: Dalle Grave, R. (2004). Perdere e mantenere il peso. Un nuovo programma cognitivo comportamentale 

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Mindfulness: migliorare il rapporto con se stessi.         -2a parte-


Perché non siamo soddisfatti del nostro aspetto esteriore?

Un aspetto importante da affrontare legato al rapporto con il cibo è l’immagine che abbiamo del nostro corpo.

Una percezione negativa del proprio fisico è un importante fattore di vulnerabilità e mantenimento di atteggiamenti alimentari disadattivi. I fattori che influenzano lo sviluppo e il mantenimento dell’insoddisfazione verso il proprio corpo sono: l’ideale di bellezza, il controllo compulsivo del peso e delle forme corporee e gli evitamenti legati al corpo.

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Mindfulness: migliorare il rapporto con il cibo.-1a parte-


La Mindfulness viene definita da Jon Kabat Zinn (fondatore del suo uso clinico moderno) come il processo di prestare attenzione in modo particolare ed in maniera non giudicante, allo scorrere dell’esperienza nel presente momento dopo momento (Kabat-Zinn 1994, p.16). La Mindfulness è inoltre definita come la consapevolezza che emerge dal porre attenzione al momento presente sospendendo il giudizio. Questa pratica è risultata associata alla riduzione del BMI in soggetti sovrappeso (vedi anche "Indice di massa corporea: che cos'è e come calcolarlo"), alla riduzione del desiderio incontrollato (craving) di cibo e alla riduzione degli episodi di abbuffata (binge eating). 

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